sabato 10 novembre 2007

Stato e chiesa

Dopo l'ultimo articolo di Repubblica in cui si parla dell'opera della chiesa cattolica, io, da romano doc, vi chiedo una riflessione: a parte l'evidente evasione fiscale e lo stato "unico" in cui si trovano aziende religiose qui in Italia, non sarebbe il caso di far si che tutte queste cose si spostassero all'interno dello Stato Pontificio?
Mi spiego meglio: Roma è città capitale e di conseguenza ha le ambasciate dei paesi esteri, ma al suo interno ha anche il Vaticano, pure esso stato e pure lui con le sue ambasciate, che inevitabilmente raddoppiano il numero di auto e privilegiati, quindi delle due l'una: o tutte le ambasciate presso la santa sede vengono spostate all'interno del Vaticano, oppure le accorpano in una sola sede (presso l'Italia e la santa sede insieme).
Inoltre ogni azienda pontificia sita nel suolo italiano deve essere obbligata per legge a pagare le tasse, oppure deve essere permesso alle aziende italiane il libero accesso allo stato pontificio (e quindi alla Città del Vaticano).
Non voglio qui mettermi a parlare delle ingerenze politiche e sociali a cui noi italiani siamo sottoposti e alle ultime esternazioni del papa: "dovete dare assistenza e sicurezza". Dato che questo è quello che viene richiesto dal santo padre proporrei di far "accampare" gli immigrati che non hanno dove stare nelle varie strutture che la chiesa ha nel territorio italiano, oppure farli gentilmente accomodare in Vaticano.
E' proprio vero che "Sono tutti froci col culo degli altri".

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